Sofferenza e potere

Tutto ciò che riguarda lo sciamanesimo

Moderatori: Pinchuruwia, Tuna, Mayu

  • Autore
    Messaggio
Laviadellaspada
Messaggi: 161
Iscritto il: lun 5 ott 2009, 7:38

Sofferenza e potere

Messaggio da Laviadellaspada »

In varie parti del forum appaiono riferimenti alla sofferenza come momento attraverso il quale si accresce il potere.
E' una questione che si potrebbe collegare al post di Vittorio sulla disciplina, in quanto la disciplina vincendo la resistenza delle tendenze abituali deleterie, comporta una sofferenza. Tramite questa pratica della disciplina e della sofferenza correlata, aumenta il potere.
Esistono però anche altri tipi di sofferenza. Per esempio le persone che muoiono di fame e di stenti, abbandonate a se stesse in tante parti del mondo. Anche in questi casi aumenta il potere?

In sintesi: secondo voi quando la sofferenza comporta una crescita di potere e quando no?

Mi sembra un tema interessante, visto che con la sofferenza ci dobbiamo confrontare tutti molto spesso.

Buona serata.

Andrea
Shushui
Tséntsakero
Messaggi: 885
Iscritto il: lun 12 ott 2009, 10:19

Messaggio da Shushui »

A me l'argomento sembra interessante. Speriamo di avere diversi interventi e punti di vista.
Innanzitutto non devi immaginarti come un contenitore chiuso, dalle pareti elastiche, al quale apri un tappo per metterci il potere per conservarlo.
Nella visione sciamanica il potere ci attraversa.

Il dolore, implica un passaggio di potere, non solo un'acquisizione, ma anche una perdita, e il dolore è anche fisico.

Però la domanda rimane ancora aperta. Come si fa a stabilire se il dolore è costruttivo o no? In pratica, la risposta sarebbe facile: se qualcuno ti da un colpo sul braccio, questo ti fa male; c'è dolore, passa potere. Se però il colpo è troppo forte e l'articolazione si sloga: c'è dolore, passa potere, ma c'è stato anche un danno.
"Nosotros hemos enseñado muchas cosas a los hombres"
Los Árboles

Ánimo y fuerza
Shushuì
Avatar utente
Yuma
Tséntsakero
Messaggi: 738
Iscritto il: mer 31 gen 2007, 20:37

Messaggio da Yuma »

Bisogna vivere la sofferenza con la consapevolezza che ci porterà un aumento di Potere altrimenti sarà più difficile riceverlo e mantenerlo.

In fondo non è altro che la vecchia constatazione, semplificando, che vi sono persone che riescono dalle difficoltà ad uscirne fortificate ed altre , invece, "abbruttite", annientate.

Animo y fuerza.

Yuma.
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

Yuma ha scritto:Bisogna vivere la sofferenza con la consapevolezza che ci porterà un aumento di Potere altrimenti sarà più difficile riceverlo e mantenerlo.
Più semplicemente penso bisognerebbe evitare di porre il proprio Ego al di sopra di tutto, avere l'Umiltà di vivere le situazioni che l'Universo ci
invia per quelle che sono ed accettarne senza condizioni o riserve l'insegnamento.
Così la saggezza aumenta, sciogliamo i nostri "nodi interiori" e immagino che il "potere" fluisca più naturalmente: così almeno sembra.
Un saluto.
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

P.S. - Ho appena descritto un santo o sbaglio? :wink:
Nefesh
Messaggi: 44
Iscritto il: sab 5 set 2009, 9:42

Messaggio da Nefesh »

Si taranis XD

Quello che mi chiedo è non rischiamo di diventare tutti piccoli stampini se diventiamo come dici tu?

Cosa è "elevazione spirituale" e cosa è "Mantenimento delle proprie variazioni caratteriali?"

Sto andando off topic? Perchè se è così ne apro uno nuovo u.u
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

Nefesh ha scritto: Quello che mi chiedo è non rischiamo di diventare tutti piccoli stampini se diventiamo come dici tu?
Non voglio certo insegnare agli altri la VERITA' (anche perché non ne sono detentore unico... GRRRRRRRRR... :wink: ) ma non penso che
quello che ho indicato riduca a stampini privi di identità: penso piuttosto possa rendere la nostra vita più libera, più fluida.
Se poi e dico se (non ho certezze stabili a riguardo) l'essenza delle cose fosse la stessa per tutti l'"omologazione" di cui parli sarebbe
comunque impossibile da evitare, no?
Un saluto.
Nefesh
Messaggi: 44
Iscritto il: sab 5 set 2009, 9:42

Messaggio da Nefesh »

In realtà non mi riferivo precisamente alla tua risposta ma l'ho colta per agganciarmi a questo pensiero che "penso" scusa il giro di parole, da un pò.

Mi spiego meglio con un esempio.

Mi fai un torto, ho varianti di reazioni.
Posso arrabbiarmi e aspettare che passi.
Posso vendicarmi.
Posso diventare triste e sentirmi in colpa perchè penso che ti ci ho portato io, e così via.

Di norma quello che sento ripetere è : con la pace interiore non risenti del torto, ma guardi avanti.

E da quì la mia domanda : ma se non mi arrabbio più, non piango più, non mi pento più, non cado più nell'errore (questa è un'esagerazione, lo ammetto.) dove va a finire il mio essere "Viva"? tieni conto che stai parlando con me che mi sono soltanto affacciata allo sciamanesimo, sono forse la persona più ignorante quì dentro, però vorrei capire.

Un bacio *_*
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

Nefesh ha scritto: Mi fai un torto, ho varianti di reazioni.
Posso arrabbiarmi e aspettare che passi.
Posso vendicarmi.
Posso diventare triste e sentirmi in colpa perchè penso che ti ci ho portato io, e così via.
Di norma quello che sento ripetere è : con la pace interiore non risenti del torto, ma guardi avanti.
Guarda che non devi mica giustificarti per quello che dici: semmai sarei io ad aver sbagliato tutto nella vita se difendessi a spada
tratta la mia opinione. :wink: Quella che segue vuole essere soltanto la mia opinione, il simpatico bignamino portatile di una persona
non particolarmente elevata o intelligente: uno nella media che si interessa di certe cose.

Penso che chi intende seguire un "cammino spirituale" qualsiasi esso sia, debba definire innanzitutto se la cosa è abbastanza importante
per lui xkè si può anche fare altro nella vita(!): penso comunque ci sia un limite di sopportazione nei confronti nella vita quotidiana, alcuni
la chiamano la "follia" della vita quotidiana al di sopra del quale uno o trova una via d'uscita o muore.

Se la risposta è affermativa penso allora debba cercare di capire che cosa nella vita lo allontana da esso (emozioni, persone, problemi interiori...)
e studiare questo qualcosa per capire come esso "funzioni". Una volta capitone il funzionamento escogita dei metodi per disinnescarne l'effetto.
Quindi, prima di tutto penso ci voglia STRATEGIA.

Fatto questo penso si debba stabilire una regola: disinnescare (o almeno provarci) questi qualcosa tutte le volte che essi si presentano.
Più ci si esercita, più si agisce e più diventa facile e si capiscono tante più cose di sé.
Questo fa parte della DISCIPLINA e pure quella ci vuole: senza di essa son tutte chiacchiere!

Non sempre ci si riesce, specie all'inizio per cui armati di tanta pazienza (non autoindulgenza), sdrammatizza i "fallimenti" con una battuta e tienti
pronto per la prossima "battaglia" con te stesso.
Ci vuole pure tanto UMORISMO, Signora mia!

Mai ritenersi il primo della lista, ma neanche (per dirla con Elio) l'Ultimo degli stronzi!
Ci vuole quindi anche UMILTA' e RISPETTO (per gli altri e per se stessi).

Per me la frase "con la pace interiore non risenti del torto, ma guardi avanti. " è un simpatico motto umoristico new-age: se avessi già raggiunto
la pace interiore non ne staremmo neanche parlando, no?
Qui il problema piuttosto non è usare la "pace interiore" (fra parentesi: ma cche è? esiste? se compra?) quanto al limite raggiungerla.
Ti consiglio un libro molto bello a riguardo, molto bello in generale: "Viaggio ad Ixtlan" di Carlos Castaneda.
Un saluto.
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

Nefesh ha scritto: E da quì la mia domanda : ma se non mi arrabbio più, non piango più, non mi pento più, non cado più nell'errore (questa è un'esagerazione, lo ammetto.) dove va a finire il mio essere "Viva"?
Il fatto di arrabbiarsi è per te una prova di essere VIVA?
Nella mia visione delle cose se una persona riesce a farmi arrabbiare vuol dire che sono alla sua mercé, che non riesco ad impedirglielo, che sono suo "schiavo",
che non sono libero di impiegare le mie energie in quel che io decido ma le pongo succube ai suoi piedi perché ci si pulisca le scarpe. No grazie, NO!
E significa inoltre che ho ancora un Ego tanto grande da sentirsi offeso dalle chiacchiere del primo cretino che passa.
Dai un'occhiata anche alla discussione: L'EGO- L'IMPORTANZA PERSONALE
Un saluto... e Buon Lavoro! :wink:
Avatar utente
Kaya
Messaggi: 825
Iscritto il: mer 27 dic 2006, 9:11
Località: Torino

Messaggio da Kaya »

Riprendo gli insegnamenti di Tsunki (e gli appunti di Elena).

La sofferenza deriva dalla separazione.
La separazione deriva dall'individualità.
Noi tendiamo a considerarci unici e separati da tutto il resto. (In realtà quello che conta è il potere che ci attraversa, cioè il Flusso, mentre noi non siamo che gusci vuoti).
Attaccarci alla nostra individualità e cercare ti "tenere fuori" tutto il resto produce la sofferenza.
Abbandonarci e sentirci parte del Flusso evita, in parte, di provare questa sofferenza.

Ma c'è di più.

La sofferenza, di per se, non è negativa, perchè porta potere.
Il problema è che non ne siamo consapevoli e la combattiamo, invece di farla entrare in modo consapevole e lasciarci attraversare per prenderne il potere.

Il potere entra con la sofferenza, anche fisica.

Pensate ai mistici che usavano il cilicio o altre pratiche per infliggersi dolore.
Era per fare entrare potere.

Non dico di fare così, ma l'importante, qualunque cosa capiti che ci induca sofferenza, è di essere consapevoli di questo meccanismo.

Patire dei torti subiti è invece una dispersione di potere.
Infatti in questo caso sono coinvolte le emozioni (legate all'ego) che disperdono inutilmente potere.
Meglio considerare il fatto che, al limite, è l'altro che ha un problema, se è indotto a farmi un torto: cioè è lui che è in condizione di sofferenza, io, semmai, sono in una posizione di forza.

Ma l'ego queste cose generalmente non le vuole capire.

Animo y fuerza

Kaya
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

Kaya ha scritto:la sofferenza, di per se, non è negativa, perchè porta potere.
...
Il potere entra con la sofferenza, anche fisica.
...
Questi passaggi non riesco a capirli: In che modo la sofferenza porta potere?
Un saluto.
Laviadellaspada
Messaggi: 161
Iscritto il: lun 5 ott 2009, 7:38

Messaggio da Laviadellaspada »

paolo ha scritto:se qualcuno ti da un colpo sul braccio, questo ti fa male; c'è dolore, passa potere.
Quindi, il dolore e la sofferenza comportano in sé un afflusso di potere. Non sono richieste altre condizioni. A questo punto però credo di non aver capito cosa significa "potere".
Io credevo significasse una facoltà di determinare le situazioni (come aspetto attivo) e di essere immuni dagli attacchi esterni (come aspetto passivo).
Questo mio modo di intendere il potere è compatibile con una dinamica di accrescimento dello stesso tramite un certo tipo di sofferenza (per esempio, la sofferenza di un atleta che si sottopone a pesanti allenamenti, o di una persona che vince le proprie tendenze abitudinarie nocive attraverso la disciplina), ma non è più compatibile con l'idea che il potere si accresca tramite altri tipi di sofferenza (per esempio, la sofferenza di una persona che muore di inedia): infatti, in tal caso l'accrescimento del potere come l'ho inteso io finora non avviene per nulla.

Andrea
Avatar utente
Tsunki
Administrator
Messaggi: 4289
Iscritto il: gio 7 dic 2006, 20:26
Località: Amazzonia, Australia, Svizzera
Contatta:

Messaggio da Tsunki »

Il potere è una chiave.
Nel dolore passa potere, ma non sempre si riesce a prenderlo. La nostra resistenza alla sofferenza può impedire di prenderlo e, di fatto, spesso lo fa.
Ma anche se lo si prende occorre essere consapevoli di che potere si tratti, altrimenti è come ricevere le chiavi di un'auto che non sai dove sia parcheggiata o, peggio ancora, ricevere chiavi che non sai cosa aprano.
ánimo y fuerza

Tsunki
Avatar utente
Taranis
Messaggi: 616
Iscritto il: mar 8 set 2009, 15:24
Località: Piemonte

Messaggio da Taranis »

Ti chiedo di avere tanta pazienza Tsunki, ma continua a sfuggirmi il nesso fra la sofferenza ed il potere.
Che cosa intendi quando dici: "Nel dolore passa potere, ma non sempre si riesce a prenderlo"?

Kaya/Vittorio prima ha anche detto: "Pensate ai mistici che usavano il cilicio o altre pratiche per infliggersi dolore. Era per fare entrare potere. "
Devo essere particolarmente tonto stasera o forse questo concetto semplicemente non l'ho mai incrociato finora.
Abbi pazienza: ti va di fare un altro tentativo?
(Un esempio sarebbe l'ideale...)
Rispondi