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Tsentsak e Spiriti Aiutanti (segue)

sciamano o brujo?

I poteri aggressivi degli tséntsak sono un banco di prova per l'aspirante sciamano: se egli o ella è compiaciuta di averli e li usa per scopi aggressivi, nessuna sapienza elevata si schiuderà all'allievo che diventerà un brujo (stregone) e si specializzerà nell'usare i suoi dardi per attaccare e uccidere.
Altrimenti, se resisterà al desiderio di fare del male ai suoi nemici, allora gli jonibo si manifesteranno finalmente a lui o lei.
Queste due diverse possibilità sono viste oggi, soprattutto tra gli Shipibo-Conibo, come una tentazione e una contrapposizione di natura morale tra chi sceglie il male e chi il bene.
In origine però, nell'autentica visione sciamanica, i due tipi di sciamano sono piuttosto "contigui": il primo, il brujo è quello che si accontenta di rimanere a un livello più basso dove il potere serve semplicemente a vincere le lotte.
Chi invece non è soddisfatto di ciò e si spinge verso una sapienza più alta diventerà allora sciamano curandero e gli si schiuderà la conoscenza di segreti più elevati dell'Universo.

Spirito di un albero
Spirito di un albero della foresta in una visione dell'artista australiana Michele McCrea. (© 2006 Michele McCrea)

In quest'ottica il brujo non viene visto come l'alter ego cattivo dello sciamano, ma in modo simile a chi anziché voler completare l'università e prendere un master si accontenta di un diploma liceale!
Ciò in quanto il brujo è - o almeno era - reputato un male necessario: non solo perché un'arma talora vincente in caso di guerre tribali, ma anche perché, in società poco strutturate, dove non ci sono forze di polizia, tribunali e simili, il brujo amministra la giustizia colpendo, su incarico dei parenti della vittima, i colpevoli e funziona anche, quindi, da deterrente.
Naturalmente è un sistema che può dar luogo a soprusi, sia se il brujo è amico di presunte vittime, sia se si vende facilmente.
Tuttavia si può notare come il nostro sistema assai evoluto non sia necessariamente molto migliore: non soltanto in quanto a incorruttibilità (basti pensare al caso O.J. Simpson), ma anche guardando soltanto a certa giustizia amministrata in funzione dell'impatto mediatico e in totale connivenza tra forze dell'ordine e magistrati da un lato e giornalisti dall'altro.

Restando sullo sciamanesimo nativo, il fatto che il brujo sia talora necessario, non toglie che goda di cattiva fama tra i nativi e sia stato sempre guardato con comprensibile sospetto...

I due aspetti della pianta

Se, come ho detto, l'aspirante sciamano non si accontenta di diventare un brujo, finalmente incontrerà gli jonibo o pásuk che gli daranno i primi, veri insegnamenti.
Gli jonibo appaiono come uomini, donne, vecchi, giovani, bambini e talora anche animali, conducono l'allievo nel loro mondo, nelle loro città e lo istruiscono a lungo, donandogli anche nuovi tséntsak altamente curativi o dai poteri più elevati e strani.

Tutto l'apprendistato, lungo, si articola sempre in due fasi: da un lato l'insegnamento ricevuto dagli Spiriti in visione o in sogno, durante il tempo trascorso nella selva - dall'altro il confronto col maestro sciamano che ascolta le visioni e aiuta l'allievo a comprenderle nel modo giusto. Senza infatti la sapienza tradizionale del maestro, ci sarebbe il rischio di fraintendimenti anche gravissimi.
Il maestro quasi mai istruisce direttamente, si limita a commentare le visioni e a indirizzare l'allievo.

Dalla "gente delle piante" il futuro sciamano anzitutto ottiene insegnamenti sui poteri delle piante nonché sui poteri degli tséntsak che ha acquisito o sta acquisendo e sul modo di utilizzarli.
Ma all'allievo verrà anche rivelato come usare la pianta "materiale" a scopi curativi. Egli o ella scopre infatti durante l'apprendistato che le piante hanno un duplice potere: quello materiale della pianta "in tronco e foglie", che può essere usata da sola o in mescolanza con altre - e quello immateriale dei suoi yoshín o tséntsak.
Entrambi questi tipi di potere vengono insegnati all'aspirante sciamano dalla "gente delle piante".

I Signori delle Piante

Solo all'ultimo grado dell'apprendistato si manifesteranno gli ibo, i "signori delle piante".
Tra i jonibo delle piante infatti vi è sempre uno Spirito più importante e di Potere molto più alto, che potrebbe essere identificato con ciò che noi chiamiamo lo Spirito della Pianta, ma non è lo Spirito che viene contattato dagli occidentali in rituali fai-da-te o in pratiche neosciamaniche.
Di fatto con questo autentico Spirito è difficile comunicare per varie ragioni: per esempio si esprime di solito in lingue sconosciute che lo sciamano dovrà apprendere.
Lo Spirito della Pianta incontrabile nella New Age, quando non sia uno spirito burlone è probabilmente uno dei jonibo e non necessariamente uno dei più saggi.

Il vero Spirito più importante è considerato dai nativi "capo" o signore dei jonibo, in analogia con il capo di una tribù.
Gli occidentali, avvezzi a una visione democratica del mondo, preferiscono immaginare gli Spiriti come pari tra loro e senza un capo che sia tale per natura e non, semmai, temporaneo ed elettivo.
Non andrebbe dimenticato però che, quali che siano le idee politiche di ciascuno, la democrazia assembleare è un sistema creato dall'uomo e, come molte altre cose del genere, non ha nessuna base nella Natura, dove ogni cosa funziona in tutt'altro modo!
Il signore della "gente della pianta" è chiamato "ibo della pianta" dagli Shipibo-Conibo.

Gli ibo appaiono come esseri di altri Mondi, parlano una lingua diversa e sono portatori di insegnamenti e poteri molto più profondi e sconcertanti non solo sulle piante, ma sulla natura stessa dell'Universo.

Èsolo a questo punto che l'apprendistato "di base" ha termine, che l'allievo diventa sciamano e che ha fine la lunga astinenza da cibi e dal sesso che l'ha accompagnato.

Gli Spiriti aiutanti

La "gente delle piante" sono coloro che stanno realmente "dietro" agli tséntsak e divengono i veri Spiriti aiutanti (o Spiriti ausiliari) dello sciamano. Essi lo accompagneranno per tutta la vita.
Come ho detto, tra gli Shuar sono chiamati pásuk e, alcuni di loro, tunchi con una differenza tra i termini che non sempre è facile afferrare.

Narra così uno sciamano Shuar:

Lo sciamano chiama i suoi Spiriti ausiliari, detti pásuk.
Si presentano come bambini, figli suoi, che si pongono a sua disposizione dicendogli:
"Padre, vengo ad aiutarti!"
Essi sono neri come i guerrieri Shuar che si dipingono la faccia di nero con il succo di súa,
quando partono per la guerra.
Sono anche armati e rivestiti di elmi e corazze brillanti di acciaio, come per una battaglia.
Essi conoscono i canti e anche la lingua dei loro tséntsak omonimi, poiché ogni tipo di tséntsak ha il suo pásuk oppure lo stesso pásuk si trasforma in tséntsak nel momento opportuno per attaccare.