JIHAD E DEMOCRAZIA SALCICCIAIA

Di nuovo i giornali si interrogano su cosa spinga i nostri giovani verso il jihad.
Ne ho già scritto, ma è il caso di ridirlo in due parole: una buona ragione per morire.
Quel che nessuno sembra capire è che uomini e donne non hanno bisogno di una ragione per vivere, ma di una ragione per cui donare la propria vita!
O meglio: se un ideale, un progetto, un Sogno non è una buona ragione per cui all’occorrenza morire, allora non è neppure una buona ragione per vivere.
Una ragione per vivere che non sia una ragione per morire è vacua e ti crea il vuoto dentro.
Perché mai? Nel fondo del nostro cuore ognuno di noi sa di non avere un gran valore, si può raccontare ogni sorta di storie, ma dentro sa che la sua vita è solo un battito di ciglia. Quindi se un qualunque Sogno non vale più della mia insignificante vita, allora non vale un bel niente.
Solo se sono pronto a darci la mia vita, vale qualcosa!
È dannatamente semplice.

Questo lo “sentono” tutti, lo ammettano o meno.
Se un uomo ama davvero una donna – o viceversa – sarà pronto a dare la vita per salvarla o a morire per stare insieme nella morte, se non si può in vita. Romeo e Giulietta è storia eterna.
Se una persona ama il suo Paese, sarà pronta a morire per la Patria. E così via…

I “valori” di questa nostra società non sono nulla per cui nessuno morirebbe. Ragazzine arrivano a prostituirsi o anche a uccidere per l’ultimo i-phone, ma qualcuna di loro darebbe la vita per l’i-phone? Non credo, non puoi goderti (?) lo smartphone se muori. Tutti gli “ideali” che consistono solo nel godere di qualcosa, non sono nulla per cui si potrebbe morire.
(Certo, un imbecille potrebbe preferire la morte al non avere l’i-phone, ma questo NON è dare la vita per qualcosa, è solo disperarsi e uccidersi se non riesci ad averla. Nessuno dà la sua vita per il trionfo dell’i-phone sul mercato!)
In politica qualcuno darebbe la vita per qualcosa? Chi vota Forza Italia morirebbe per i suoi ideali? Morirebbe per poter avere meno tasse e vivere più “all’americana”?
Qualcuno si farebbe uccidere gridando “Libero mercato!”?
Dareste la vita per gli ideali del PD? Per cosa? “Orsù, moriamo per salvare qualche altra banca”?
Oppure qualcuno sarà pronto a morire perché i parlamentari non prendano il vitalizio e paghino più cari i panini alla buvette?
O anche solo a morire perché i governanti siano tutti onesti?
Ma l’onestà dei governanti non è un ideale, non è neppure un progetto, è appena un pre-requisito!
Anche nel ‘900, naturalmente, i partiti si occupavano pure di piccole cose pratiche, ma dietro tutto ciò c’erano grandi ideali: la grandezza della tua Patria e la sua antica Cultura rispettate nel Mondo oppure una società socialista!
Poi gli ideali del ‘900 sono tutti falliti e, per la delusione, ogni ideale è stato eliminato. A Sogni e ideali sono stati sostituiti progetti pragmatici. E si è creata la civiltà più vuota della Storia del Mondo.
L’ideale è diventato la “liberissima repubblica dei salumai” – come qualcuno di innominabile chiamò un secolo fa la Svizzera. Il Grande Sogno è il diritto di tutti di insaccare e vendere salami e luganighe e di cuocere succose salsicce sul barbeque ogni domenica.
È quel che hanno detto alcuni all’indomani di una strage jihadista a Parigi: “ci tolgono il diritto di andare al ristorante!” (sic!).
Tutto questo è ciò che spinge i giovani verso il jihad.

È facile verificare per ciascuno di noi: se il tuo Sogno, ciò in cui credi è qualcosa per cui non solo vuoi vivere, ma saresti disposto a morire, allora esso riempirà la tua vita. Pronto a morire almeno ipoteticamente, perché si sa che all’atto pratico non tutti avranno il fegato di farlo, ma è un’altra storia.
Se non saresti mai pronto – neanche in teoria – a morire, allora quel tuo Sogno è vuoto e non riempirà la tua vita. Ma attenzione: quel che non riempie, svuota – un Sogno che non ti riempie la vita e per cui non moriresti, ti svuoterà la vita e toglierà l’anima.
Poi potrai solo cercare rimedio al vuoto, riempiendolo di giocattoli, che se non sono salami e mortadelle, sono l’ultimo telefonino o il selfie di fronte alla Grenfell Tower. E finché riesci a non ascoltare, ti illuderai valga la pena vivere per una prospera e libera “democrazia salcicciaia”.

6 commenti

  • È una verità scomoda.

    Innanzitutto vorrei dire che sono contento che sia tornato il blog! Tsunki tocca spesso dei tasti dolenti, ma è quel che ci serve.

    I latini dicevano “Memento Mori”…
    Io credo che ricordarsi che prima o poi si debba morire serva a dare il giusto valore alle cose e, almeno in teoria, a cercare valori che vadano aldilà della propria singola vita.

    Però quando sento dentro di me una vocina che dice “Memento Mori” faccio presto a consolarmi immaginando che morirò con calma, magari a 90 anni, cercando al più di non sprecare troppo tempo in cose futili.

    In parte mi distacco dalla mia generazione che pensa solo allo svago, ma ciò a cui do valore, vale a dire studiare e affinare un’arte e un domani insegnarla… È un piacere, per quanto faticoso. Mi illudo che fare qualcosa che richieda sforzo intellettuale e dedizione sia sufficiente di per sé, e siccome coltivare un’arte richiede molto tempo, ne avanza ben poco per riflettere sul contenuto.

    Ma forse, anche se non so esattamente a cosa serva l’arte, posso dire che di fronte a un vilipendio non rimarrei con le mani in mano…
    Tra l’altro lo sciamanesimo è un arte, e anche se penso di non avere, almeno per ora, la capacità di portare avanti seriamente la via sciamanica, provo sempre molto rispetto. Anche perché lo sciamano è un artista che dona davvero la sua vita alla sua arte perché senza di essa morirebbe.

  • Concordo. Ci siamo circondati di talmente tante cose, che alla fine, niente vale davvero la pena.

    Se ci si soffermasse, anche solo una volta, a pensare a quanti siamo, a vedersi dall’alto, come fa Nonno Cielo, allora, si avrebbe una Visione piu ampia di ciò che siamo o meglio “non siamo”. Non nel senso egoico al quale siamo abituati a pensarci, almeno.
    Li capisci che, a parte qualche eccezione, l’esistenza del singolo è marginale, eppure, nel suo essere tale, ha un senso. Come lo ha un filo d’erba in un prato immenso, dove ci sono, peró, anche Alberi maestosi e fiori colorati.
    Occorre trovare quel senso.
    Tutti vorrebbero fare gli Alberi ed essere Fiori. Nessuno il filo d’erba. Li, si perde quel senso, secondo me.

    Personalmente, sono e mi sento filo d’erba. Credo nell’unione, in generale, nell’aiutarsi ed in ciò che ho realizzato; nella mia famiglia e nel ruolo che, oggi, investo. Mi ammalerei e morirei per mio figlio e per il mio compagno, per i miei animali.
    Questo mi dice il Cuore.
    Non so se sia, agli occhi altrui, una buona ragione per morire. Per me lo é.

    Credo che, all’atto pratico, sia comunque la ns natura piu profonda quella che agisce davvero.

    Si può rischiare o perdere la Vita per gli altri, per chi non si conosce anche.
    Alcune professioni hanno questo palese e consapevole rischio, eppure, probabilmente, non tutti morirebbero davvero per salvare qualcuno.

    Accade, invece, a chi non lo fa di mestiere, ad esempio, persone che, magari, mai lo avrebbero creduto possibile, in realtà.

    A volte sono atti imprevisti ed imprevedibili, piu istintivi che ragionati; non ci si basa il senso della propria esistenza ma, forse, fanno parte di un sentire profondo, sconosciuto alla persona stessa ed il senso diventa postumo.

  • Efestione:
    “Io penserò sempre a te come al Sole, Alessandro, e prego che il tuo sogno illumini tutti gli uomini…”

    Tolomeo (in un momento di sincerità con se stesso)
    “Io non ho mai creduto al suo sogno, nessuno di noi ci ha creduto. Questa è la verità sulla sua esistenza. I sognatori ci svuotano, devono morire prima che ci uccidano con i loro maledetti sogni!”

    Cito dal film Alexander di Oliver Stone… versione democratico-salcicciaia del racconto di un grande mito, quasi ridotto ad un enorme complesso di Edipo. L’ho visto ieri, per caso, e poi oggi scopro l’articolo. Le solite coincidenze sciamaniche… 🙂

  • “Di nuovo i giornali si interrogano su cosa spinga i nostri giovani verso il jihad.
    Ne ho già scritto, ma è il caso di ridirlo in due parole: una buona ragione per morire.”

    Nel museo delle prima guerra mondiale a Redipuglia c’è una testimonianza di un Ardito (un reparto d’assalto formato da soldati volontari per missioni pericolose, che ebbe un alto tasso di morti) che recita:
    “Ho scritto a mio padre che sono diventato effettivo di un Reparto d’Assalto. Lui non era contento perchè prima stavo in un posto sicuro, ma io penso che se ci sono posti sicuri questi debbano essere dati agli anziani di guerra, non a noi giovani che siamo appena arrivati.”
    Poi prosegue:
    “Ieri mattina c’è stato la prima esercitazione di noi neofiti: ero un poco emozionato ma quando mi sono trovato davanti alla prima trincea, sotto il fischio delle pallottole, il tiro della batteria e delle mitragliatrici mi sono tranquillizzato: è importante avere piena padronanza di se stessi se si vuole campare….sono strisciato poco a poco vicino ai reticolati ammaliato dagli scoppi da 65 che facevano affiorare dal terreno improvvise eruzioni di sassi e terra. Il momento più emozionante è stato quando balzati in piedi tutti i 150 arditi hanno lanciato ciascuno un petardo [un tipo di bomba a mano N.d.A.]….e chi se non noi giovani, con il nostro coraggio e la nostra incoscienza data dell’età dovrebbe adempiere a codeste azioni pericolosi ed emozionanti al tempo stesso?!”

    Questi erano i giovani italiani esattamente 100 anni fa (1917), quando “la ragione per morire” era la patria, e queste parole mi hanno ricordato molto quello che hai scritto.

    Solo che se oggi provi a dire una cosa simile a quanto scritto sopra, ti dicono che sei un pazzo, un fanatico. Esattamente quello che diciamo noi ai terroristi.

    Probabilmente perchè molti pensano che i giovani dovrebbero stare in un posto “sicuro” (a casa dalla mamma) e che in guerra debbano andarci, non so, i droni?
    Così dopo aver delegato alla tecnologia la capacità di ricordare, il senso dell’ orientamento, la capacità di guidare, ecc., gli delegheremo anche il coraggio di fare la guerra.

    Ti sbagli, questa non è la “democrazia salsicciaia”, questa è la “democrazia delle salsicce OGM preconfezionate”. Sono finte pure quelle!

  • Difficile non essere d’accordo.

    In una società senza più veri ideali per cui valga la pena morire rimane solo la pigrizia e la tristezza di sdraiarsi sul divano a guardare la televisione, vera droga mentale, cercando di vivere virtuali avventure immedesimandosi in fiction o film di basso livello.

    Si dice che quando moriamo la nostra vita vissuta ci passi davanti; sarebbe bello poter dire allora “che bel film” e non “che palle” perchè in quel momento non possiamo più cambiare canale.

  • Lo scorso fine settimana mi trovano in Germania, a Bonn, quando in una delle piazze centrali mi sono imbattuto in una scena raccapricciante. 60-80 musulmani che inneggiando il loro credo denigravano, disprezzavano la Germania e i tedeschi. Urlavano ai tedeschi di vergognarsi, sperando nella fine dello stato che li ospita e li nutre. Urlavano alle donne tedesche di vergognarsi del loro comportamento.

    Tutto questo mi ha pietrificato, perché erano li, in piazza e nessuno faceva niente, solo cambiavano strada per evitare di passargli vicino. Questo accade in Germania, come in tutti gli altri paesi europei. Questa gente sbraita in piazza contro la tradizione e la cultura dei paesi europei e nessuno fa niente. Parlano di libertà, quando nell’istante preciso in cui avranno un po’ di potere, tenteranno di toglierci la nostra di libertà.

    Bisogna riflettere, sperando che le nostre elite di tecnocrati vestiti di principi buonisti umanitari, ricomincino a far politica. Spero succeda prima che la gente impaurita dia gran supporto agli estremisti populisti che cavalcheranno la rabbia e la paura.