Gli Ingannatori

Il Ragno aveva una moglie e una bellissima bambina. Un giorno si stancò della sua sposa e divorziò da lei.
Dopo alcuni anni da solo, si accorse della bellezza della figlia, ormai adolescente, e la desiderò.
Disse alla figlia che sarebbe partito per andare a vendere alcuni tessuti (era infatti un tessitore) nel mercato di una città e sarebbe tornato dopo un mese.
La sera stessa, quando fuori infuriava il temporale, qualcuno bussò alla porta della casa del Ragno. “Apritemi, vi prego!” gridò per sopravanzare il frastuono della pioggia. “Datemi solo un riparo per la notte!”

La figlia del Ragno, che stava già dormendo, si alzò ed aprì allo sconosciuto. Non riconobbe suo padre perché era buio e nella penombra del fuoco fumoso fatto coi tronchi di guadua, non poteva vederne bene il viso.
Il Ragno allora si sedette sul letto della figlia e lo fece così bene che giacque con lei e ne godette per l’intera notte.
Poco prima dell’alba, mentre lei dormiva, se ne andò.
Ogni sera per una settimana, arrivò quando era già buio, possedette la ragazza e se ne riandò al mattino.
La ragazza si domandava: “chi sarà mai questo straniero che non vuole mostrarsi in viso e che ogni notte fa l’amore con me?” E pensò di svelarlo con un trucco.
Quella sera quando il padre arrivò come al solito, lei gli disse dopo aver fatto sesso: “Ti vado a prendere della chicha, così disseti il tuo cuore.”
Andò quindi alla porta e legò al paletto alcune pentole.
All’alba il Ragno stava andando via, ma quando tolse il paletto le pentole caddero con un gran frastuono.
La ragazza si svegliò, accorse e vide la prima luce del sole illuminare il volto del suo amante.
“Oh! Mio padre!” esclamò.
“Non sono tuo padre!” disse il Ragno.
Ma la figlia lo aveva visto troppo bene.
Il padre allora la picchiò e la imprigionò in una stanza, finché non avesse completato i suoi giorni. Sapeva infatti che era incinta di lui.
Al tempo giusto nacque una bambina. Mentre la bambina cresceva, la madre le disse: “Guàrdati da tuo padre!”
Ma la bambina le rispose: “Io invece sarò dolce con lui”.
Quando fu matura, divenne anche lei l’amante del Ragno e gli partorì due gemelli maschi.
Questi crebbero e diventarono grandi e astuti guerrieri che conquistarono tutto il territorio a Nord del Grande Fiume: uccisero infatti i capi nemici e di altri si sbarazzarono con l’inganno o comprandoli con l’oro. Diventarono dunque i Signori di un’enorme regione.

Un giorno due vagabondi arrivarono in un villaggio. Avevano visi vecchi e stanchi e abiti laceri, ma riuscivano a ottenere da mangiare coi loro spettacoli. Ballavano la danza del Gufo e della Lontra e poi stupivano tutti dando fuoco alle capanne con un canto che soffiavano dalle labbra. Quindi cantavano qualcos’altro e le case ritornavano integre.
Ma facevano di più: uno uccideva l’altro e lo tagliava in due, dopodiché lo riportava in vita.

La loro bravura arrivò alle orecchie dei due gemelli Signori della regione. Essi mandarono delle guardie perché li invitassero a Palazzo.
Ma i vagabondi dissero: “Non siamo degni di venire dai Sovrani. Siamo solo due poveri ballerini. Non sappiamo stare tra i nobili e, se veniamo con voi, cosa ne sarà dei poveri di questo villaggio che hanno come solo svago i nostri miseri giochi?”.
Le guardie allora li picchiarono per convincerli a seguirle e i due poveri ballerini lo fecero.
Quando furono al cospetto dei Signori avevano l’aspetto avvilito, si prosternarono e si umiliarono. Così vestiti di stracci e male in arnese facevano veramente pena.
“Da dove venite?” domandarono i Signori.
“Non lo sappiamo. Eravamo molto piccoli quando i nostri genitori morirono”
“Non affliggetevi” fu detto loro. “Fateci il vostro spettacolo e vi ricompenseremo, povera gente!”
Essi dunque fecero la danza del Gufo e della Donnola.
Poi uno dei gemelli gli disse: “Uccidete il mio cane e dopo risuscitatelo!”
Essi lo fecero.
“Uccidete uno di questi cortigiani e riportatelo in vita!”
Fecero anche questo, l’uomo morì e tornò in vita.
“Uccidete voi stessi, fateci vedere, sacrificatevi a un Dio e ritornate in vita!”
Uno dei vagabondi-ballerini allora tagliò le gambe all’altro e poi le braccia, gli tagliò il petto e gli strappò il cuore che sacrificò al Sole. Poi soffiò un canto tra le labbra facendolo rivivere.
I gemelli erano entusiasti: “Sacrificate anche noi e risuscitateci!”
Essi allora sacrificarono al Sole uno dei gemelli, poi sacrificarono l’altro, strappando loro gli arti e il cuore. Ma non li risuscitarono…

Fuggirono allora in preda al terrore tutti i cortigiani e i vassalli e le guardie che erano nel palazzo e si rifugiarono in un profondo burrone per scampare alla magia dei due vagabondi. Ma nel burrone arrivarono subito le formiche che li ricoprirono tutti e li divorarono.
I vagabondi allora divennero i sovrani della regione e la governarono per alcuni anni.
Finché un giorno si stancarono, allora scomparvero e nessuno li vide più.