LA SPOSA DI TSUNKI

Molto tempo fa, in un villaggio sulle rive di un lago viveva una ragazza di nome Sua.
Tanti uomini la chiedevano in sposa, ma lei respingeva tutti perché aveva fatto un sogno: una notte le era apparso un giovane bellissimo e da allora non faceva che sospirare e pensare a lui.
Finché una sera passeggiava sulla sponda del lago, quando un uomo dalla pelle chiara emerse dalle acque.
Quell’uomo era Tsunki.
Sua fu spaventata per un attimo e si nascose tra le canne di guadúa, ma subito dopo riconobbe in lui il giovane del suo sogno.
Tsunki la invitò a scendere in fondo al lago e lei lo seguì.

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Kujáncham, il figlio dello Sciamano

Il vecchio sciamano aveva un giovane figlio, di nome Kujáncham, che desiderava prendere un giorno il posto del padre e che veniva istruito
già da qualche tempo per questo ruolo.
Era infatti l’unico dei figli dello sciamano cui gli Dèi avessero donato talento per sciamanizzare nonché la voglia di farlo.
Lo sciamano aveva anche 3 apprendisti, nella tribù di cui era capo, che pure speravano nella successione, egli li istruiva con cura e dedizione, uno Spirito però gli diceva: “Nessuno di loro sarà mai sciamano”.
Era contento di Kujáncham, ma vedeva che perdeva ancora tempo a farsi bello davanti alla gente e con giochi di prestigio.
Spesso quando faceva queste cose, il padre lo ridicolizzava e il ragazzo sentiva mordere il fegato che gli diceva nell’orecchio: “Forse mio padre è geloso di me? Forse teme che abbia presto più potere di lui?”

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Gli Ingannatori

Il Ragno aveva una moglie e una bellissima bambina. Un giorno si stancò della sua sposa e divorziò da lei.
Dopo alcuni anni da solo, si accorse della bellezza della figlia, ormai adolescente, e la desiderò.
Disse alla figlia che sarebbe partito per andare a vendere alcuni tessuti (era infatti un tessitore) nel mercato di una città e sarebbe tornato dopo un mese.
La sera stessa, quando fuori infuriava il temporale, qualcuno bussò alla porta della casa del Ragno. “Apritemi, vi prego!” gridò per sopravanzare il frastuono della pioggia. “Datemi solo un riparo per la notte!”

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