Archivio Categorie: Miti e Racconti

L’INFANZIA DEL SOLE

Yápankam

Yápankam, la Colomba di Montagna.

In questi giorni del Solstizio d’Inverno, in cui il Sole, piccolo e debole, inizia la sua riscossa, vi raccontiamo un mito ancestrale Shuar sull’infanzia di Etsa, il Sole.

¡Feliz Navidad y Próspero Año Nuevo a todo el mundo!

ánimo y fuerza

Tsunki

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Nei tempi antichi, attraverso la Selva scorrazzava Iwia, un terribile orco antropofago, che uccideva e divorava uomini e animali senza mai saziarsi. Un giorno Iwia uccise i genitori di Etsa, il Sole, che era ancora un bambino molto piccolo. Dopo essersi cibato delle carni del padre e della madre, Iwia prese il bambino con sé – sapeva infatti che era molto potente.

Quando fu più cresciutello, Etsa ogni mattina alle prime luci dell’alba usciva con la sua cerbottana a caccia di uccelli per saziare la fame di Iwia, che egli credeva suo padre. Ogni giorno doveva ucciderne moltissimi perché Iwia voleva sempre degli uccelli a ogni pasto, come dessert.
Etsa, anche se ancora ragazzo, era un grande cacciatore che non falliva un colpo e fu così che in breve tempo sterminò tutti gli uccelli della Selva.
Un mattino quando uscì come sempre sul fare del giorno fu accolto da un silenzio raggelante: nessun uccello cantava sugli alberi né sguazzava sui fiumi. Erano tutti morti. Tutti uccisi dalla cerbottana di Etsa.

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LA SPOSA DI TSUNKI

Molto tempo fa, in un villaggio sulle rive di un lago viveva una ragazza di nome Sua.
Tanti uomini la chiedevano in sposa, ma lei respingeva tutti perché aveva fatto un sogno: una notte le era apparso un giovane bellissimo e da allora non faceva che sospirare e pensare a lui.
Finché una sera passeggiava sulla sponda del lago, quando un uomo dalla pelle chiara emerse dalle acque.
Quell’uomo era Tsunki.
Sua fu spaventata per un attimo e si nascose tra le canne di guadúa, ma subito dopo riconobbe in lui il giovane del suo sogno.
Tsunki la invitò a scendere in fondo al lago e lei lo seguì.

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Kujáncham, il figlio dello Sciamano

Il vecchio sciamano aveva un giovane figlio, di nome Kujáncham, che desiderava prendere un giorno il posto del padre e che veniva istruito
già da qualche tempo per questo ruolo.
Era infatti l’unico dei figli dello sciamano cui gli Dèi avessero donato talento per sciamanizzare nonché la voglia di farlo.
Lo sciamano aveva anche 3 apprendisti, nella tribù di cui era capo, che pure speravano nella successione, egli li istruiva con cura e dedizione, uno Spirito però gli diceva: “Nessuno di loro sarà mai sciamano”.
Era contento di Kujáncham, ma vedeva che perdeva ancora tempo a farsi bello davanti alla gente e con giochi di prestigio.
Spesso quando faceva queste cose, il padre lo ridicolizzava e il ragazzo sentiva mordere il fegato che gli diceva nell’orecchio: “Forse mio padre è geloso di me? Forse teme che abbia presto più potere di lui?”

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